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Poetto 2012 by JEAN

Granfondo: 20 km. Sofferenza. Devastazione. Orgoglio. Caparbietà. Soddisfazione.

Poco da dire. La cosa più difficile che abbia mai fatto. Forse, ci fosse stato un mare più clemente, avrei anche potuto godermela questa gara. Ma il mare era incazzato, parecchio incazzato. Onde alte che ti travolgevano e ti ammazzavano di stanchezza. Mai sofferto così tanto e per così a lungo. Ma andiamo con ordine.

Agosto 2012
Coppa Byron alle porte. Io e la Simona Filippini andiamo al Decathlon per comprare delle cose. Parlando di gare (strano!) la Simona mi dice che nell’edizione 2011, lei e l’Isabella Toti, avevano fatto la 18 km insieme rifornendosi ogni 20 minuti dalla barca d’appoggio. Io sto zitto ma in me inizia a profilarsi l’idea. E quando a me mi viene un’idea è un casino. L’idea era, all’inizio, solo un’immagine lontana. Io che nuotavo ma che ogni 20 minuti mi potevo fermare per bere e, cosa più importante di tutte, sparare un paio di stronzate prima di ripartire. Mai fatto una 10 km per questo motivo. Non ce la posso fare a nuotare a diritto per 10 km senza interagire con nessuno. L’idea si fa strada e acquista vita propria delineandosi tra i “si può fare” e i “non esiste!”. Dopo qualche giorno chiamo la Simona per dirle che mi piacerebbe fare la 20 km anche a me quest’anno. Lei è contenta e mi dà dei consigli sull’alimentazione da adottare in gara.
La Traversata del Golfo dei Poeti si avvicina e decido di aspettare ad iscrivermi alla gara di Cagliari dopo essermi cimentato nella Coppa Byron. Se fossi stato capace di stare in scia alla Simona e all’Isabella senza perderle, allora mi sarei anche potuto cimentare nella 20 km. Questo perché in tutte le gare di fondo a cui avevo partecipato prima della Byron (dalla 6.5 km dell’Elba, ai Noceti, passando per San Terenzo) avevo perso il gruppo e le avevo dovute chiudere sempre tutte da solo. Impensabile per me fare una 20 km in solitaria senza poter parlare con nessuno! La Byron va bene. Riesco a stare in scia, non perdere né la Simona né l’Isabella nonostante il mare piuttosto incazzato. E ora?
Tornato a Prato vado ad allenarmi in via Roma. Samuele ricomincia ad allenarci e gli chiedo se, secondo lui, considerando i miei tempi in vasca, ce la posso fare a finire la 20 km al Poetto. Mi risponde che ce la posso fare tranquillamente. Ora che ho anche l’approvazione del coach, manca solo l’iscrizione.
Chiamo la Paola che in quei giorni di fine Agosto era in vacanza in Puglia. Le dico la mia idea visto che anche lei avrebbe voluto iscriversi alle gare di Cagliari. Mando una mail a Cesare Goffi, organizzatore delle gare al Poetto. Mi risponde che, nonostante le nostre iscrizioni arrivassero fuori tempo massimo, non c’erano problemi (e ti credo, visti i prezzi per le iscrizioni di quest’anno!). Mando due righe, prenoto la barca d’appoggio per me e la Paola e bonifico al Nuoto Club Cagliari il totale.
E’ fatta. Mi ero appena iscritto alla 20 km, la competizione più lunga del circuito FIN Acque Libere per i Master.

Settembre 2012
Sebbene mi fossi iscritto alla Granfondo alla fine di agosto con un buon livello di allenamento, le mie ferie estive quest’anno sono giunte in concomitanza con il sopraggiungere della 20 km. La gara si è infatti svolta il 21 settembre ma le prime due settimane di settembre io avevo fissato di andare in vacanza in Egitto e a ruota avevo dato la disponibilità per fare il Giudice di gara ai Campionati Europei di Fondo che si sono svolti a Piombino. In Egitto ho fatto la crociera ma di nuotare nel Nilo non se ne parlava a meno che non volessi morire avvelenato o divorato dai coccodrilli. Gli ultimi tre giorni al Cairo ero in un mega hotel che aveva una piscina olimpionica davvero bella e invitante ma nonostante mi sia quasi prostituito per poterci entrare a nuotare un po’, non mi hanno nemmeno cacato di striscio. Era fruibile solo dai membri del puzzosissimo Golf Club. Andate a fanculo! Allora mi sono detto: mi rifarò con la seconda settimana di ferie. A Piombino ce la farò a nuotare…c’è mare ovunque! ...Una sega!
Arrivo a Piombino l’11 di settembre e subito inizio a rompere il cazzo ad Alessandra Caselli del Piombino Nuoto per sapere se e quando i master della sua squadra andavano a nuotare durante quei giorni di gare. Il fatto è che tutti i ragazzi del Piombino erano coinvolti nell’organizzazione come tecnici o volontari. Impossibile o quasi allenarsi ad orari umani. E poi io ero impegnato dalla mattina al pomeriggio inoltrato tra gare e riunioni. Ce l’ho fatta a nuotare un paio di volte. La prima a Salivoli con Walter Suich e la Dusca. La seconda da solo a Piombino. Speravo anche di poter partecipare alla gara Master “Abbracciate l’Europeo” che era stata programmata il 14 settembre tra i giorni di competizione degli agonisti ma sfortunatamente non è stato possibile perché ho dovuto fare il giudice anche per questa gara. Un giramento di palle che non vi dico!
Finiti gli Europei torno a Prato. San Paolo aveva riaperto i battenti il 3 settembre e la PAP aveva ricominciato gli allenamenti. Dentro di me spero che queste due settimane di fermo quasi obbligato, non vadano ad inficiare tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. La cosa che ricordo davvero con molto orgoglio ed emozione è l’applauso che i ragazzi hanno fatto a me, Leonardo e la Paola il mercoledì prima della nostra partenza per Cagliari. Un incoraggiamento che, ce ne fosse stato bisogno, faceva ritrovare o rinvigorire la motivazione per l’impresa che ci stavamo accingendo a fare.

Giovedì 20 settembre 2012
Ore 6.30 al Rindi. Sulla macchina dell’Isabella che guidavo io c’erano: lei, la Simona, la Monica e il Leo.
Partenza da Prato alle 7.00 seguiti dalla macchina dei montevarchini sulla quale viaggiavano il Salati al volante, Francesco, Simone, l’Anna e Danny.
Il Salati mi supera ma allo svincolo per l’aeroporto non gira! Ci ritroviamo a Migliarino. Retro-front, si riprende l’autostrada e si scazza di nuovo, Camaiore arriviamo! Si esce al casello, inversione a U su doppia striscia continua (da arresto!) e borda di nuovo in autostrada. All’arrivo al Marconi ci fiondiamo al check-in. Il volo parte in orario. Arriviamo a Cagliari in un’ oretta.
Con due taxi raggiungiamo il CalaMosca hotel. Carino, spartano. Si lasciano le valige a scaniconi per la reception perché le camere non erano ancora pronte. Nuotata orientativa per sentire la temperatura dell’acqua. Fresca ma sopportabile, almeno per me. Si mangia in hotel e nel pomeriggio, preso possesso delle camere, ci si fionda nella spiaggetta privata del Calamosca. Arriva Giannetto che era partito con il volo del pomeriggio. Mi metto per la prima volta il costumone che mi ero fatto prestare da Babanera, al secolo Mirko Leonardi e insieme a Giannetto vado a fare due bracciate. Il costume mi sembrava anche troppo grande. Ma Giannetto mi rassicura e mi convince a fare la 20 km del giorno dopo con quello lì.
Giannetto ci informa che ha appena finito di leggere un libro di alta filosofia dal titolo: “Il Metodo Sticazzi!”. Da applicare ad ogni occasione di sega mentale. Esempio:
Nuotatore A: “Oddio domani devo fare la 20 KM! E se l’acqua è fredda? E se mi si piglia gli strizzoni forti? E se poi mi dòle un lupino??!!”
Risposta di B: “Sticazzi! Infila in acqua e parti. Male male ti ritiri!”
Con questa nuova concezione di vita torniamo in camera. Arrivano la Paolina e Andrea Crovetto. Pizza in hotel per cena. Intanto si susseguivano telefonate ed sms dei ragazzi della PAP che ci facevano gli in bocca al lupo per la gara del giorno dopo. Tra tutti cito quello del Fulinda, al secolo Tommaso Fuligni, che mi ha fatto un enorme piacere e mi ha fatto entrare in uno stato di tranquillità: “Golinda te sei il numero uno, conserva tutta la solita allegria domani, vedrai che è un vantaggio non da poco. Pensa a qualche stronzata di quest’estate e i chilometri voleranno via”. Poi tutti in camera della Simona, Isabella e Monica per il Droga Party. Abbiamo fatto la divisione degli integratori per il giorno dopo e li abbiamo diluiti in acqua, messi in borracce e stoccati in frigo. Tutti a letto. Domani ci aspetta una garona. Arrivo in camera e ti trovo l’Isabella e la Paolina a darsi lo smalto rosa! In effetti è fondamentale se vuoi finire la gara. No?

Venerdì 21 settembre 2012 D-DAY
La mattina, avendo dormito tutti pochissimo, ci svegliamo e ci troviamo a fare colazione. Dei visi funesti si guardavano e si scambiavano occhiate di tensione e comprensione reciproca. Il metodo Sticazzi! si doveva ancora innescare. Ci passa a prendere il pullman del trasferimento. La tensione è palpabile. Al nostro arrivo sul campo gara il mare sembra calmo ma siamo anche nella zona dello stadio Sant’Elia, appena sotto il porto, perciò piuttosto chiusa. Punzonatura, vestizione e impomatamento. Mi sono fatto mettere addosso tanta di quella roba tra grasso di foca, vasellina e lanolina, che ero più unto dei capelli di Marzullo.
Il Goffi decanta la lista degli abbinamenti nuotatore/barca. Il Gradi viene abbinato a Daniele Ciabatti che l’anno scorso aveva affiancato la Simona e l’Isabella durante la gara. In barca con lui è salita la Monica in qualità di balena nutrice di Marco Gradi. Io e la Paola eravamo seguiti da un gommone con sopra l’Anna e Danny che ci avrebbero approvvigionato. Il Meo e il Gustinelli erano seguiti da Simone Rossi mentre la Simona, Andrea Crovetto e l’Isabella da Stefania Ferroni e altre due ragazze messe a disposizione dell’organizzazione. Giannetto era seguito da un’altra barca ancora.
Si parte. Giannetto e il Meo partono a cannone. Nelle retrovie nuotavano in fila: Gradi, Crovetto, Simona, Isabella, Paola ed io. Si nuota con questa formazione fino alla prima virata intorno ad uno scoglietto. Primo rifornimento. La Monica mi chiede: “come va?” e io “Bene! Chi m’ammazza!”…ancora non avevo idea di cosa mi aspettasse! Si riparte. Direzione faro in fondo alla diga dove c’era una boa. Il mare si cominciava a sfavare. Non vediamo né faro, né boa né diga. Un cazzo insomma…o come dice la Paolina: una mazza!
Secondo rifornimento. Sento la Paolina e la Toti che si lamentano del freddo. Io stavo bene. Come si rimette la testa giù vedo il Gradi che parte, la Toti dietro e io dietro a lei che le battevo le mani sui piedi per farle passare il freddo. Arriva la boa del faro di merda. Giriamo per tornare al punto di partenza e chiudere il triangolo. Dietro avevamo gli altri che non ce al facevano a stare al nostro ritmo…in effetti un po’ alto ma altrimenti all’Isabella sarebbe entrato freddo.
Con il Gradi in testa al nostro terzetto che tirava, siamo arrivati di nuovo allo scoglietto, lo abbiamo superato e siamo arrivati a Calamosca. Fin qui tutti e tre si facevano i rifornimenti. Gli abbeveraggi della Isabella erano stati trasportati sulla barca di Marco Gradi. Alla Monica chiedevamo sempre notizie dei ragazzi dietro. I momenti di pausa ristoro funzionavano così: l’Isabella e Marco che bevevano avanti, io che mi rifornivo un po’ dietro e che puntualmente dovevo raccomandarmi di aspettarmi. Secondo voi? Quando si ripartiva erano bestemmie perché mi toccava sprintare un minimo per riprenderli. Ad uno dei rifornimenti i ragazzi sulle barche ci fanno: “c’è da bere!”. Marco che tirava il trio fa: “no ora un n’ho voglia, s’arriva al promontorio!”. E riparte! Sicché io e l’Isabella dietro a ruota anche noi a bocca asciutta! Marco sei il numero uno!
Nel frattempo il mare si era davvero messo d’impegno per farci sputare sangue. Ricordo onde alte e la sensazione di nuotare a vuoto. Non so nemmeno io come siamo arrivati al promontorio della Sella del Diavolo: 12° Km. Eravamo abbastanza cotti. Dai faraglioni in poi la Monica è sparita. Mentre si nuota penso: “Ma la Balena Nutrice dove l’hanno scaraventata?”. Apprendiamo in seguito che si era sentita male per via del mare mosso e che il barcaiolo l’aveva scaricata ad un distributore stile mignotta! Poera Wonder Cofana, l’assistenza che ci ha fatto ed il supporto fornito sono stati eccellenti fino a quel momento.
Altri 1000 metri ed arriviamo alla stronzissima Boa d’Aquila: kilometro 14. Il Gradi che aveva tirato fino a quel punto, ci avverte che è alla frutta. La Toti, che aveva tirato il pezzo prima mi guarda e mi dice: “Jean ora tiri te, vai!” Io zitto e bono mi metto a capo basso e inizio a nuotare in una qualche direzione pensando “Jean non dire nulla se no questa è capace anche di menare”. Un mio grande limite in mare, sia con le onde che con l’acqua calma, è l’inettitudine per la direzione corretta da seguire.
Infatti in men che non si dica mi ritrovo da solo e con l’Isabella e Marco paralleli a me ma più al largo. Con molta fatica li raggiungo e gli sto dietro. Durante un rifornimento intorno al km 15 più o meno, vedo la Simona e la Paola che ci avevano riagguantato mentre Andrea Crovetto era sempre dietro. La Simona non stava un granché bene e con quel mare era anche normale. Le onde ti sballottavano in qua e là e a volte mi girava la testa a tal punto che mi dovevo fermare per non farmi sopraffare dal mal di mare.
La Toti/Caterpillar era ormai avanti, partita convintissima e a foooo! Già da un po’ non si alimentava nemmeno più perché diceva che le veniva da vomitare. Fonti certe ci hanno detto che a chi la incontrava per caso sulla sua rotta e le chiedeva: “vuoi da bere?”, lei rispondeva: “ No, mi avete rotto! Non voglio bere, non ho sete e non ho fame, voglio solo arrivare alla fine: dov’è la prossima boa?” …. Tanta roba!
Riagguanto la Paolina e cerco di nuotare insieme a lei. Io ero lesso ma la testa per fortuna ancora mi reggeva e mentre nuotavo pensavo alle vacanze in Egitto oppure cantavo canzoni stupide tipo “Bia”… avete presente? “Bie a Bie e Ba Be Bie i Biebo Bieo…[…], Cie a Cie e Ca Ce…Die a Die da De…”, ecc sono arrivato per due volte alla Z poi mi sono rotto il cazzo. La barca d’appoggio mia e della Paola, ora che eravamo assieme, non doveva più fare la spola tra di noi e quindi ci stava quasi sempre vicina...quasi! Ad un rifornimento, giusto per spezzare la monotonia e uscire dal tunnel dello stesso movimento ripetuto all’infinito, guardo la Paola e le dico: “ Paola te che prendi? Io uno Spritz! Anna dacci due Spritz!” Poi si è anche brindato! Non si sapeva veramente più cosa inventare per farcela prendere bene! Nel frattempo Marco Gradi era nei paraggi seguito dal barcaiolo Daniele.
Sulle spalle le due settimane di allenamento in meno rispetto agli altri, si facevano sentire. Ogni tanto la Paolina si fermava e diceva: “ Oh ma te la vedi la boa? Io non vedo una mazza! Ma la barca dov’è?” Allora io cominciavo a vociare “Anna!!! Vien qua! Devi starci accanto cazzo! Dove si deve andare?”. E’ vero che dopo delle ore che nuoti non capisci più nulla. L’Anna si è presa dei berci e delle parti di merda allucinanti!
Ad un certo punto alzo la testa stremato e vedo la Paolina davanti a me ma 1 metro più in alto. Era sulla sommità di un’onda che nuotava a capo basso... Lì mi sono chiesto: “ma ‘ndo cazzo si va con questo mare?” E’ stato giusto un attimo, poi mi sono rimesso a nuotare per non perderla. Ma con le spalle dilaniate, un male di schiena allucinante, un mare ingestibile, senza vedere una sega, la barca d’appoggio sempre troppo lontana, senza punti di riferimento né la benché minima idea di dove fossi, quel momento è arrivato. La Paolina è andata e io non ce l’ho fatta a tenerla. Ecco lì mi sono fermato, mi sono girato sul dorso e mi sono detto: “Ma che faccio ora? Mi ritiro? Dove sarò? Quanto manca?” La barca d’appoggio è tornata indietro per sapere che stessi facendo. All’Anna ho detto che ero finito e che non ce la potevo fare. Ma l’Anna mi ha detto che mancava poco e che ero quasi arrivato. Le ho dato della bugiarda e le ho detto che sparava cazzate. Poi mi si sono messi davanti a gran distanza e gli sono andato dietro. Tutto ad un tratto ecco due boe vicine. Mi fermo e penso: “O questa che cazzata è?” Guardo l’Anna e le grido: ”Ma dove cazzo è l’imbuto?”…ce lo avevo davanti e non lo vedevo!
Arriva anche Marco Gradi ed insieme concludiamo questa gara toccando il tabellone di arrivo. Praticamente ultimi ma felici perché girandoci a guardare il mare dalla spiaggia, ci rendiamo conto subito di aver realizzato un’impresa epica. Una 20 km non è facile di suo per tutte le tipologie di inconvenienti che ci sono in mare: dal freddo alle correnti per non parlare delle meduse. Se poi ci aggiungi anche il mare super incazzato, il cocktail è quasi letale. Così è stato per qualcuno di noi che ha dovuto ritirarsi. Moralmente la gara è come se fosse stata vinta da tutti gli 8 pappisti iscritti. Perché già solo pensar di cimentarsi in una competizione di tali proporzioni, spaventa. Tentarla è da eroi un po’ fuori di testa. Perciò poco importa chi è stato ripescato perché fuori tempo limite o chi si è ritirato, la 20 Km l’abbiamo vinta tutti anche solo provando a farla.
Mi scuso con l’Anna e con Danny che si sono presi delle parti di merda e dei berci a gratis ma che in quei momenti erano non gestibili da me. E poi, sempre a loro, un grandissimo ringraziamento per tutto quello che hanno fatto per me e la Paolina, seguendoci per 6 ore e passa di gara con un mare che anche per chi stava in barca era una gran rottura di palle da gestire.
Ringrazio inoltre tutti e 7 gli altri componenti della granfondo Poetto 2012 per lo spirito di squadra che c’è sempre stato. Nonostante le condizioni del mare ci abbiano visto sfilacciarsi in vari gruppetti sin da subito, tutti chiedevamo degli altri e ci siamo aiutati a vicenda.
Mi permetto di dire a chi la gara non l’ha potuta finire, che se uno perde una battaglia non è detto che sia la fine della guerra. Di vittorie e soddisfazioni ce ne saranno ancora tante e alla conclusione delle prossime imprese, questa parentesi più sfortunata, sarà solo un ricordo lontano.
Concludo con due citazioni che amo molto e che calzano a pennello:

“L’arte della Vita sta nell’imparare a soffrire e nell’imparare a sorridere” Herman Hesse

“La felicità è reale solo se condivisa” Christopher McCandless

PS Notare che questo racconto inizia con le parole “C’è poco da dire”…appunto!